Provate a spiegare Facebook ai vostri
genitori. In pratica è
Internet: messaggi, ricerca, foto, video, conversazioni, tutto molto semplice, tutto sempre
nello stesso posto. Un’enorme zona di comfort per tutte quelle persone che si sono avvicinate da poco alla Rete, spesso spaventate dalla miriade di opportunità e che hanno trovato in Facebook un’
oasi di semplicità, che ha fatto passare quasi inosservati problemi di privacy, che in fondo in fondo interessano più gli addetti ai lavori che non gli utenti finali.
Ma vedrete che saranno proprio i vostri genitori i primi a chiedervi “
Ma chi vede le mie foto? Ma sei sicuro di farle vedere a tutti? E se voglio toglierle? Ma loro come le useranno?”
Facebook, ahimè, ci ha messo
troppo a rispondere loro e ci volevano quattro ragazzi di New York per avere un’idea tanto semplice, quando rivoluzionaria.
Idea appunto, che è alla base di tutto, più della tecnologia, più del marketing: l’idea che i tuoi contatti
non sono tutti uguali, che ci sono
aspetti diversi della tua vita che li identificano: la famiglia, il lavoro, o quello che vuoi tu. Aspetti che fanno sì che le tue foto, le tue storie, quello che ti capita, tu lo possa condividere
solo con le persone che desideri.
Avete visto
The Social Network? ecco, Se Facebook è nato per risolvere il problema di Mark Zuckerberg, Diaspora nasce per risolvere quello dei
suoi utenti, e questa sottile differenza non è da poco. È aperto alla community degli sviluppatori, è fatto bene (e anche questo non è scontato) e funziona bene da subito su pc, su Mac ma anche da iPad (un po’ meno da iPhone) e da Windows Phone7. E, cosa non da poco, è sotto licenza Creative Commons.
Quando entrerete troverete
poche cose ma buone, fatte bene, qualche bug c’è, è vero (la ricerca ancora non funziona) ma è anche facile segnalarlo e nel blog li potete vedere con la testa bassa a risolverli. In generale la grafica del nuovo social network è decisamente
essenziale. La home si presenta
sfoltita da tutti i box di cui è affollata quella di Facebook: sulla sinistra una raccolta degli ultimi status dei nostri amici (ancora pochi) e sulla destra l'insieme dei contatti, divisi per aspetti. Tra questi, personalizzabili, possiamo inserire
amici e
lavoro, per esempio. I colori chiari sono un punto di forza, con le pagine
luminose anche se parecchio
lente.
Ora New York non è esattamente la periferia di un impero che ha capitale in Silicon Valley, ma è comunque abbastanza decentrato per pensare a qualcosa di controcorrente e abbastanza popolato da riunire quattro studenti universitari attorno a un sogno e dar un’opportunità straordinaria.
Pare che il primo round di finanziamento sia stato di
poche migliaia euro, questo dovrebbe far ricredere anche tutti quelli che in Italia si lamentano di non riuscire a lanciare la propria startup. Basta cercare gli angels, pensare alle idee.
Qualcuno dirà subito che sono piccoli, che vedremo se raggiungeranno anche loro centinaia di milioni di utenti, e se quando li raggiungeranno manterranno questo spirito puro…Se lo diranno, significa che questi quattro ragazzi di New York stanno facendo un buon lavoro.