La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d'Appello che condannava il senatore PDL e co-fondatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Dunque, i fatti sono provati (il merito del giudizio d'Appello è insindacabile) ma secondo la Cassazione la condotta di Dell'Utri non si configura come reato di concorso esterno.Ma la cosa buffa (siamo sempre in Italia) sono le motivazioni o meglio una sua parte.
A prescindere dal fatto che i dialoghi di Dell'Utri con dei mafiosi sugli interessi economici di Berlusconi siano o meno reato, il procuratore generale della Corte di Cassazione Iacoviello ci saggia con una perla:"l concorso esterno in associazione mafiosa è diventato un reato autonomo in cui nessuno crede. Io ne faccio una questione non a favore dell'imputato, ma a favore del diritto".
Insomma il procuratore generale sostiene che il suddetto sia un reato in cui nessuno crede. Ora questa è un'opinione, legittima o meno che sia, resta appunto un'opinione. Uno non può entrare in Cassazione e dire "ma secondo me sto reato non ha senso di esistere", per il semplice fatto che stai dando un'opinione sulla legge quando dovresti solo appurarne la corretta applicazione.Stai dando un'opinione---->>>>POLITICA sulla vicenda.
E fa sorridere che Dell'Utri in questo momento venga salvato da un'opinione politica sul reato stesso...perché ribadisco può anche essere che il comportamento di Dell'Utri non sia riconducibile al reato di concorso esterno, ma di sicuro non è tollerabile che un procuratore generale durante un processo si metta a dare opinioni sulla bontà del reato stesso.
Morale? Chi parla di toghe politicizzate usufruisce di un'opinione politica per essere, attualmente, scagionato. Contrappasso al contrario!!!
Tufu