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 Fabrizio De Andrè

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Fabrizio De Andrè Empty
MessaggioTitolo: Fabrizio De Andrè   Fabrizio De Andrè Icon_minitimeMer Gen 26, 2011 10:46 am

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Fabrizio Cristiano De André
(Genova, 18 febbraio 1940Milano, 11 gennaio 1999) è stato un cantautore italiano.

Molti testi delle sue canzoni raccontano storie di emarginati, ribelli, prostitute e persone spesso ai margini della società, e sono state considerate da alcuni critici come vere e proprie poesie, tanto da essere inserite nelle antologie scolastiche.
Era conosciuto anche come Faber, soprannome datogli dall'amico d'infanzia Paolo Villaggio e derivante dalla sua predilezione per i pastelli della Faber-Castell.
In quasi 40 anni di attività artistica, De André ha inciso tredici
album in studio, più alcune canzoni pubblicate solo come singoli e poi
ripubblicate in varie antologie.

Di simpatie politiche anarchiche, libertarie e pacifiste, è stato anche uno degli artisti che maggiormente ha valorizzato la lingua ligure ed esplorato, in misura minore, il sardo gallurese e il napoletano.
La popolarità e l'alto livello artistico del suo canzoniere hanno
spinto alcune istituzioni a dedicargli vie, piazze, parchi, biblioteche e
scuole subito dopo la sua prematura scomparsa.

L'infanzia e la giovinezza

Fabrizio De Andrè 275px-Faber1965Fabrizio De Andrè Magnify-clip







Fabrizio De André nasce il 18 febbraio 1940 nel quartiere genovese di Pegli, in via De Nicolay 12 (ove è stata posta una piccola targa commemorativa) da una famiglia dell'alta borghesiaGiuseppe (19121985), torinese, è stato vicesindaco repubblicano di Genova, amministratore delegato dell'Eridania e ha promosso la costruzione della Fiera del Mare di Genova, nel quartiere della Foce. La madre è Luigia "Luisa" Amerio (19111995) di Pocapaglia. industriale cittadina. I genitori sono entrambi piemontesi. Il padre
Fabrizio vive inizialmente nella campagna astigiana a Revignano d'Asti, luogo dal quale la famiglia era originaria e dove si dovette trasferire a causa degli eventi bellici ed in quanto il padre era stato ricercato dai fascisti. Visse, poi, nella Genova del dopoguerra, scossa e partecipe della contrapposizione tra cattolici e comunisti, sovente rigidi e bigotti entrambi.
Dopo aver frequentato le scuole elementari in un istituto privato
retto da suore, passò alla scuola statale, dove il suo comportamento
"fuori dagli schemi" gli impedì una pacifica convivenza con le persone
che vi trovò, in special modo con i professori. Per questo fu trasferito nella severa scuola dei Gesuiti
dell'Arecco.
Presso i Gesuiti dell'Arecco, scuola media inferiore frequentata dai
rampolli della "Genova-bene", Fabrizio fu vittima, nel corso del primo
anno di frequenza, di un tentativo di molestia sessuale da parte di un
gesuita dell'istituto; nonostante l'età, la reazione verso il "padre
spirituale" fu pronta e, soprattutto, chiassosa, irriverente e
prolungata, tanto da indurre la direzione ad espellere il giovane De
André, nel tentativo di placare lo scandalo. L'improvvido espediente si
rivelò vano poiché, a causa del provvedimento d'espulsione,
dell'episodio venne a conoscenza il padre di Fabrizio, esponente della Resistenza e vicesindaco di Genova, che informò il Provveditore agli studi, pretendendo un'immediata inchiesta che terminò con l'allontanamento dall'istituto scolastico del gesuita.

In seguito il cantautore frequentò alcuni corsi di lettere e altri di medicina presso l'Università di Genova prima di scegliere la facoltà di Giurisprudenza, ispirato dal padre e dal fratello Mauro (1936 - 1989),
che diverrà un noto avvocato. A sei esami dalla laurea decise di
intraprendere una strada diversa: la musica (suo fratello sarebbe
divenuto uno dei suoi fan più fedeli e critici).

Successivamente ad un primo e problematico approccio, determinato
dalla decisione dei genitori di avviarlo allo studio del violino, il
folgorante incontro con la musica avvenne con l'ascolto di Brassens,
del quale De André tradurrà alcune canzoni, inserendole nei primi
album. La passione, poi, aveva preso corpo anche grazie all'assidua
frequentazione degli amici Tenco, Bindi, Paoli ed altri, con cui iniziò a suonare e cantare nel locale "La borsa di Arlecchino".

De André, in questi anni, ebbe una vita sregolata ed in contrasto con
le consuetudini della sua famiglia, frequentando amici di tutte le
estrazioni culturali e sociali. Sovente, con l'amico d'infanzia Paolo Villaggio, cercava di sbarcare il lunario con lavori saltuari, anche imbarcandosi, d'estate, sulle navi da crociera come musicista per le feste di bordo.

La prima moglie di De André fu una ragazza di famiglia borghese, Enrica Rignon detta "Puny", con cui concepì il figlio Cristiano e dalla quale si separò a metà degli anni settanta.
In seguito al matrimonio e alla nascita del figlio, Fabrizio fu
pressato dalla necessità di provvedere al mantenimento della famiglia e,
visti gli scarsi introiti della sua attività musicale, meditò di
abbandonarla per terminare gli studi e trovare un serio impiego, che
trovò in un istituto scolastico privato come insegnante.

Fortunatamente, giunse inaspettato il successo de "La canzone di Marinella", interpretata da Mina, i cui proventi migliorarono notevolmente la situazione economica familiare.
L'esordio nel 1961 e il periodo Karim



« Lessi
Croce, l'Estetica, dove dice che tutti gli italiani fino a diciotto
anni possono diventare poeti, dopo i diciotto chi continua a scrivere
poesie o è un poeta vero o è un cretino. Io, poeta vero non lo ero.
Cretino nemmeno. Ho scelto la via di mezzo: cantante. »

(F. De André)

Fabrizio De Andrè 170px-DeAndr%C3%A9_1960Fabrizio De Andrè Magnify-clip







Ad ottobre del 1961 la Karim pubblica il suo primo 45 giri,
con copertina standard forata (la ristampa del 1971 della Roman Record
avrà invece una copertina con un disegno anonimo). Il disco contiene due
brani, Nuvole barocche ed E fu la notte.

Secondo quanto affermato dal cantautore in un'intervista al Corriere della Sera, nel 1964 sostenne l'esame di ammissione come autore della parte letteraria alla SIAE di Roma per poter depositare a proprio nome le canzoni (in realtà la data è sicuramente errata, in quanto De André già nel 1961 firmava i testi e le musiche delle sue canzoni, depositandole alla Siae); nel 1997, durante la consegna del Premio Lunezia, confessò di aver utilizzato una buona parte del testo della canzone Le foglie morte di Jacques Prévert nella prova di esame.
Negli anni successivi De André andò affermandosi sempre più come
personaggio riservato e musicista colto, abile nel condensare nelle
proprie opere varie tendenze ed ispirazioni: le atmosfere degli storici cantautori francesi, tematiche sociali trattate sia con crudezza sia con metafore poetiche, tradizioni musicali di alcune regioni italiane e mediterranee sonorità di ampio respiro internazionale e l'utilizzo di un linguaggio inconfondibile e, al tempo stesso, quasi sempre semplice per essere alla portata di tutti.

In questo periodo uscirono i suoi primi 33 giri. La sua discografia non è numerosissima come, del resto, inesistenti fino al 1975 erano i suoi concerti. L'album del debutto è Tutto Fabrizio De André (1966, ristampato due anni dopo con il titolo di La canzone di Marinella
sotto un'altra etichetta e riportando una diversa copertina), una
raccolta di alcune delle canzoni che sino ad allora erano state edite
solo in 45 giri, seguita da Volume I (1967), Tutti morimmo a stento (1968), Volume III (1968), Nuvole barocche (1969); quest'ultimo è la raccolta dei 45 giri del periodo Karim esclusi da Tutto Fabrizio De André.

Il brano di apertura di Volume I è "Preghiera in gennaio", raramente eseguita dal vivo, una canzone scritta di getto poche ore dopo la morte a Sanremo di Luigi Tenco,
amico di giovinezza di Fabrizio. Il cantautore che aveva interpretato
la canzone "La ballata dell'eroe" nel film "La cuccagna" si era
suicidato durante il Festival della Canzone Italiana del 1967, appunto a
gennaio, dopo l'esclusione del brano "Ciao Amore Ciao". Il legame tra Luigi e Fabrizio era fortissimo.

Fra esistenzialismo e contestazione: dal 1968 al 1973


Gli anni fra il 1968 ed il 1973 furono fra i più proficui per l'autore, che iniziò la serie dei concept con Tutti morimmo a stento. Quest'album è il quarto concept album ad essere pubblicato in Italia[25]; il testo del primo brano, "Cantico dei drogati" è tratto da una poesia di Riccardo Mannerini, Eroina.
A Tutti morimmo a stento segue La buona novella; un album importante, che interpreta il pensiero cristiano alla luce di alcuni Vangeli apocrifi (in particolare, come riportato nelle note di copertina, dal Protovangelo di Giacomo e dal Vangelo arabo dell'infanzia), sottolineando l'aspetto umano della figura di Gesù, in forte contrapposizione con la dottrina di sacralità e verità assoluta, che il cantautore sostiene essere inventata dalla Chiesa. al solo scopo di esercizio del potere
Come ha raccontato Roberto Dané, l'idea del disco la ebbe lo stesso Dané, che pensando di realizzarla con Duilio Del Prete, la propose ad Antonio Casetta, il quale la dirottò a De André.

« Nel
1969 tornai da Casetta e gli sottoposi un'altra idea, che avevo
intenzione di realizzare con Duilio Del Prete: un disco basato sui
Vangeli apocrifi...lui, che era un grande discografico, di buon fiuto,
mi ascoltò con attenzione ed alla fine disse: "Ma scusi, perché questa
idea non la propone a Fabrizio De André? Sa, è un periodo che è un po'
in crisi, non sa cosa fare...". E io che cosa dovevo dire? Con De André
c'era sicuramente una maggiore esposizione »

(Roberto Dané)

Nel disco suonano, tra gli altri, I Quelli, che nel 1971, dopo l'ingresso di Mauro Pagani, cambieranno il nome in Premiata Forneria Marconi.
A distanza di anni, De André continuerà a considerare questo disco la sua incisione migliore:

« "Te la sentiresti di dire quale dei tuoi dischi è il migliore?" "Senza dubbio ti rispondo: La buona novella, è quello più ben scritto, meglio riuscito". "Lo sai che ero quasi sicuro che invece mi avresti risposto: Tutti morimmo a stento?
Come mai questa scelta?" "No, quello è un disco polveroso, barocco, e
non dimentichiamoci che sotto il Barocco c'era il peso della
Controriforma ..."»


Nel 2010 il disco viene reinciso dalla Premiata Forneria Marconi, con nuovi arrangiamenti e l'aggiunta di alcuni brevi intermezzi strumentali; il disco, intitolato A.D. 2010 - La buona novella, viene pubblicato ad aprile.
Proprio a questo periodo risale l'amicizia di De André con un altro collega che ha cantato, spesso, gli ultimi e i poveri, Gipo Farassino; anni dopo De André racconterà a TorinoSette, l'inserto settimanale de La Stampa,
un episodio successivo (avvenuto dopo un concerto a Torino) riguardante
la loro amicizia: "Mi raccolse dopo un concerto ubriaco come un tino di
mosto, mi caricò in macchina, mi trascinò in casa sua, mi offrì un
cesso per finire di rovesciarmi lo stomaco e un letto per lasciarmi
girare la testa fino al sonno. Il giorno dopo, ad evitarmi un treno per
Genova con una maglietta vomitata mi regalò una sua camicia". Il racconto di Farassino, pubblicato su La Stampa,
differisce nel finale: "Il mattino dopo gli prestai una mia bella
camicia, con la raccomandazione di restituirmela. Non l'ho più vista, ma
con lui era così...".

Il disco successivo, del 1971, è Non al denaro, non all'amore né al cielo, libero adattamento (eseguito insieme a Giuseppe Bentivoglio) di alcune poesie della Antologia di Spoon River, opera poetica di Edgar Lee Masters; le musiche sono composte insieme a Nicola Piovani. De André in quel periodo stringe una sincera ed affettuosa amicizia con Fernanda Pivano, la ragazza borghese che ha traghettato in Italia la cultura beat, e che ha tradotto l'Antologia sepolcrale cui trae ispirazione l'album. Una
curiosità. Per rimuovere l'ostacolo della ritrosia del cantautore a
concedere interviste, la Pivano nascoste sotto un divano un registratore
e trascrisse interamente la lunga conversazione che i due fecero su
Spoon River e sulle canzoni dell'album. De André accettò con simpatia il
"raggiro"
. Nel 1997, Fernanda Pivano consegnò a Fabrizio De André il Premio Tenco, mettendo
in imbarazzo il cantante parlando di lui come "il più grande poeta in
assoluto degli ultimi cinquant'anni in Italia", "quel dolce menestrello
che per primo ci ha fatto le sue proposte di pacifismo, di non violenza,
di anticonformismo", aggiungendo che "sempre di più sarebbe necessario
che, invece di dire che Fabrizio è il Bob Dylan italiano, si dicesse che
Bob Dylan è il Fabrizio americano". Un tenero abbraccio tra i due
suggellò l'evento
.

Questo album è stato reinterpretato nel 2005 dal cantante Morgan, rinnovandone in parte l'arrangiamento.
In questo caso, come ha raccontato Roberto Dané, l'idea del disco la ebbe Sergio Bardotti, che infatti lo seguì insieme allo stesso Dané in qualità di produttore.
Gian Piero Reverberi ha raccontato che in questo caso il progetto era nato per Michele, sulla scia di Senza orario senza bandiera,
quindi con i testi elaborati da De André e le musiche di Reverberi; ma
il progetto venne poi dirottato su De André e quindi Reverberi (anche
per alcuni suoi contrasti con Roberto Dané) non venne più coinvolto e le musiche e gli arrangiamenti furono affidati a Nicola Piovani.

Il coautore dei testi, Bentivoglio, si era presentato con dei testi scritti da lui, che furono giudicati interessanti e che, dopo una prima collaborazione in Tutti morimmo a stento (in cui scrisse il testo di Ballata degli impiccati), portarono all'affiancamento a De André per i testi in questo LP e nel successivo.
Nel 1972 la Produttori Associati, senza consultare l'artista, lo iscrive al Festivalbar con il brano Un chimico
(pubblicato su 45 giri): De André apprende la notizia dai giornali e
convoca una conferenza stampa in cui dichiara che «La casa discografica
mi ha trattato come un ortaggio».

Dopo l'intervento del patron della manifestazione, Vittorio Salvetti,
si raggiunge un compromesso: la canzone viene inserita nei juke-box,
come vuole il regolamento, ma il cantautore non si esibirà durante la
finale di Verona nemmeno in caso di vittoria (l'edizione vede vincitrice Mia Martini con Piccolo uomo).

Nell'autunno dello stesso anno pubblicò un singolo con due canzoni di Leonard Cohen Suzanne/Giovanna d'Arco (brani che verranno poi inseriti con un arrangiamento diverso nell'album Canzoni del 1974).
L'album successivo fu, nel 1973, Storia di un impiegato, un "concept album" in cui Giuseppe Bentivoglio
autore dei testi con de André, racconta la vicenda di un impiegato
durante il maggio del '68; il disco, a sfondo politico, venne attaccato
dalla stampa musicale militante e vicina al movimento studentesco, e
così viene recensito, ad esempio, da Simone Dessì:


« Storia
di un impiegato è un disco tremendo: il tentativo, clamorosamente
fallito, di dare un contenuto "politico" a un impianto musicale,
culturale e linguistico assolutamente tradizionale, privo di qualunque
sforzo di rinnovamento e di qualunque ripensamento autocritico: la
canzone Il bombarolo è un esempio magistrale di insipienza culturale e politica»

(Simone Dessì)

Fra le critiche più accese ricordiamo quella di Riccardo Bertoncelli» e quella di Enrico Deregibus anch'essa sostanzialmente negativa: che definisce l'opera come un disco «verboso, alla fine datato

« L'album
è sempre stato considerato, anche dal suo autore, come uno dei più
confusi. La vena anarchica di De André deve fondersi con quella marxista
di Bentivoglio, e spesso i punti di sutura e di contraddizione sono fin
troppo evidenti. Non a caso è l'ultimo episodio della collaborazione
tra i due »

(Enrico Deregibus)

Un'altra recensione negativa è quella di Fiorella Gentile, apparsa su Ciao 2001:

« La
musica presta il nome a qualcosa che a tratti sembra la colonna sonora
di un film sulla mafia (con il sintetizzatore al posto dello
scacciapensieri), a volte quella di un thrilling alla Dario Argento
(con il basso che riproduce il battito cardiaco), altre recupera i toni
alla Cohen e alla Guccini: ma rimane un prodotto scucito, che non ha
più il vecchio incanto»

(Fiorella Gentile)

Le osservazioni della Gentile, del resto, trovano una conferma indiretta nel fatto che l'autore delle musiche (con De André), Nicola Piovani,
componeva già all'epoca colonne sonore, e negli anni successivi è
diventato uno dei maggiori autori italiani di musiche da film.

Proprio in occasione della pubblicazione del disco, Giorgio Gaber; De André risponderà a Gaber in occasione di un'intervista ala Domenica del Corriere del gennaio 1974
("Mi spiace che lui, che si dichiara comunista, sia andato a raccontare
queste cose al primo giornalista che ha incontrato. Poteva
te­lefonarmi, farmi le sue osservazioni: ne avremmo discusso, ci saremmo
con­frontati. Così, invece, ha svilito an­cora di più un mondo già
tanto criti­cato").

polemizza con De André, affermando che quest'ultimo usi un linguaggio
da liceale che si è fer­mato a Dante, che fa dei bei temini, ma non si
riesce a capire se sia libe­rale o extraparlamentare
Delle canzoni del disco, solo Verranno a chiederti del nostro amore rimane nel repertorio dell'autore dal vivo negli anni a seguire. Gli altri brani vennero eseguiti in concerto solo per qualche anno, ne è un esempio la Canzone del maggio inserita nella scaletta del primo tour del 1975 o ancora La bomba in testa, Al ballo mascherato, Canzone del padre e Nella mia ora di libertà che vennero riproposti solo in alcune date del tour del 1976.
La crisi e le esibizioni dal vivo


La pubblicazione di Storia di un impiegato
coincide con un periodo di crisi professionale ed anche personale
(nello stesso anno termina definitivamente il matrimonio con Puny ed il
cantautore inizierà una relazione con una ragazza, Roberta, per cui
scriverà due anni dopo la canzone Giugno '73), e la pubblicazione di un nuovo disco di rifacimenti ad opera di Reverberi di vecchie canzoni incise per la Karim (con 2 nuove traduzioni dal repertorio di Brassens, le due canzoni di Cohen pubblicate nel 1972 ed una traduzione da Dylan opera di De Gregori ai tempi del FolkstudioCanzoni, darà inizio alla collaborazione con Francesco De Gregori.
cofirmata da De André), intitolato
Proprio durante le registrazioni di questo disco, nello studio a fianco sta registrando il suo nuovo disco da solista Dori Ghezzi (in una pausa della sua collaborazione con Wess): è l'ìnizio di una nuova e duratura relazione, che sfocerà nel matrimonio tra i due il 7 dicembre 1989.
Sono anche gli anni in cui De André fa le sue prime esperienze negli
spettacoli dal vivo. Lavoratore instancabile e al limite del
perfezionismo in studio, Fabrizio non riesce invece ad esibirsi in
pubblico. Il suo timore è dovuto anche al suo problema all'occhio
sinistro, leggermente più chiuso del destro.

Sergio Bernardini, il patron de La Bussola,
comincia a fare delle grosse pressioni perché Fabrizio si esibisca nel
suo locale, ed il cantautore chiede un compenso di 300 milioni di lire,
che viene accettato.

In questo modo Fabrizio è costretto ad affrontare le sue paure da
palcoscenico, paure che supererà solo con gli anni, suonando e cantando
sempre nella penombra e con molto whisky in corpo (la sua timidezza fu
tra le cause che gli provocarono una seria dipendenza da alcol).
Fabrizio De Andrè 300px-Faber-Autografo1975Fabrizio De Andrè Magnify-clip







Dopo l'esibizione dal vivo a La Bussola di Viareggio, inizia un tour con due componenti dei New Trolls, con i quali aveva già collaborato nel 1968 per i testi del loro disco Senza orario senza bandiera (Belleno e D'Adamo), e due dei Nuova Idea (Belloni e Usai).
Nella parte di tour del 1976 ai quattro si aggiungerà anche Alberto Mompellio al violino e alle tastiere.
Gli ambienti dell'Autonomia e della Sinistra extraparlamentare, che già avevano attaccato il cantautore per Storia di un impiegatoLibro bianco sul pop in Italia. Cronaca di una colonizzazione musicale in un paese mediterraneo, pubblicato da Arcana Editore (casa editrice vicina alla controcultura) nel 1976:
(come già ricordato), lo contestano nuovamente a partire dalle
esibizioni dal vivo: ed ecco come viene descritto De André nel volume

« Dall'aria
triste e meditabonda, Fabrizio De André ha svolto negli anni passati il
ruolo di cantautore impegnato ma non troppo, denunciando situazioni in
cui difficilmente si è trovato se non a livello emotivo. Borghese di
nascita, di adozione e di intenti, rifiutava di esibirsi in pubblico
fino a quando le vendite dei suoi dischi hanno subito un tracollo:
allora si è esibito alla Bussola prima di confrontarsi con tutti coloro
che avevano sprecato tempo ad ascoltar le sue lagne. Le migliori
esibizioni dei suoi pezzi si ascoltano sulle spiagge e sui monti, quando
un chitarrista che conosce due accordi vuol consolare l'amico di una
sbronza finita male»


De André spiato dai servizi segreti


È in questo periodo (per circa 10 anni, dal 1969 al 1979) che De
André viene sottoposto a controlli da parte delle forze di polizia e dei
servizi segreti italiani. In base a quanto ricostruito quando questa
informazione è stata resa nota negli anni novanta, inizialmente i controlli sarebbero stati effettuati dopo che un suo conoscente, simpatizzante del marxismo-leninismo, era stato indagato durante le prime inchieste sulla strage di piazza Fontana
(allora ritenuta a torto dagli inquirenti di matrice rossa).
Negli anni successivi, pur non individuando prove di una sua
partecipazione attiva a gruppi politici, extraparlamentari o meno, De
André viene ritenuto dal SISDE un "simpatizzante delle BR" , mentre l'acquisto, insieme alla moglie Dori Ghezzi, di un terreno a Tempio Pausania, viene considerato un tentativo di creare un rifugio per appartenenti ai movimenti extraparlamentari di sinistra.

A rafforzare queste ipotesi, dal punto di vista degli investigatori,
il fatto che a Genova De André avesse contatti con persone appartenenti
ai gruppi anarchici e filo-cinesi.

Collaborazioni negli anni settanta

Fabrizio De Andrè 250px-CristianoFaber1968Fabrizio De Andrè Magnify-clip






A partire dal 1974, De André iniziò nuove collaborazioni con altri musicisti e cantautori. Negli anni settanta De André tradusse canzoni di Bob Dylan (Romance in Durango e Desolation Row), Leonard Cohen ("It seems so long ago, Nancy", "Joan of Arc", "Famous Blue Raincoat" per la Vanoni e "Suzanne") e Georges Brassens (lavoro che porterà all'uscita dell'album Canzoni del 1974).
Nel 1975 collabora con Francesco De Gregori, che lavora con lui alla scrittura di molti brani dell'album Volume VIII del 1975,
album non privo di sperimentazione in cui sono affrontate tematiche
esistenziali quali il disagio verso il mondo borghese e la difficoltà di
comunicazione; anche questo disco riscuote critiche negative, come
quella di Lello D'Argenzio, che sostiene che De André si sia adattato allo stile del collega anche nel modo di cantare[58].

Rimini (1978), segna l'inizio della collaborazione, che proseguirà nel tempo, con il cantautore veronese Massimo Bubola.
Quest'album fa intravedere un De André esploratore di una musicalità
più distesa, spesso di ispirazione americana. I brani trattano
l'attualità (il naufragio di una nave a Genova) così come tematiche sociali (l'aborto e l'omosessualità). "Andrea", che resta uno dei capolavori più popolari dell'intera produzione di De Andréè il simbolo di un'epoca di grandi discussione. L'artista genovese, nel 1991, ha eseguito il brano durante il bis, a fine concerto, a luci accese, proprio a testimoniare che l'omosessualità non è un motivo di vergogna. Ancora una volta Fabrizio De André ha sfidato e sconfitto i preconcetti e la finta moralità.
(e che Massimo Bubola continua a portare dal vivo durante i suoi concerti),
Un'altra canzone, "Rimini", trae spunto da I Vitelloni di Fellini, il capolavoro del celeberrimo regista.
Nel successivo disco dal vivo, De André incide una gaffe. Al pubblico
parla dei "Vitellini" di "Felloni". Ma non è l'unico "errore" del disco.
Mentre interpreta "Sally", Fabrizio scambia il verso "mia madre mi
disse: non devi giocare con gli zingari nel bosco", cantando "mia madre
mi disse: non devi giocare con gli svizzeri nel bosco".

Nel 1978 la Premiata Forneria Marconi ideò e realizzò nuovi arrangiamenti di alcuni dei brani più significativi del cantautore genovese, proponendo a De André, inizialmente restio ad accettare, un tour insieme, che partì il 21 dicembre 1978 da Forlì1979. e continuò per tutto il mese di gennaio
L'operazione si rivelò positiva, tanto che il tour originò due album live, tra il 1979 ed il 1980, che conobbero un ottimo successo di vendite, anche se il secondo non riuscì a bissare i risultati del primo.
Alcuni arrangiamenti realizzati dalla PFM furono utilizzati dal
cantautore fino alla fine della sua carriera, Bocca di Rosa, La Canzone
di Marinella, Amico Fragile, Il Pescatore. Nei casi di Volta la Carta o
Zirichiltaggia del tour Anime Salve e M'innamoravo di tutto (gli ultimi
concerti) De André era tornato agli arrangiamenti del disco del 1978.

Il sequestro


Nella seconda metà degli anni settanta, in previsione della nascita della figlia Luisa Vittoria, De André si stabilisce nella tenuta sarda dell'Agnata, a due passi da Tempio Pausania, insieme a Dori Ghezzi, sua compagna dal 1974, poi sposata nel 1989. La sera del 27 agosto 1979, la coppia fu rapita dall'anonima sequestri sarda e tenuta prigioniera nelle montagne di Pattada,
per essere liberata dopo quattro mesi (Dori fu liberata il 21 dicembre,
Fabrizio il 22), dietro il versamento del riscatto, di circa 550
milioni di lire, in buona parte pagato dal padre Giuseppe.
Fabrizio De Andrè 270px-Dori-Luvi-Faber1981






Intervistato all'indomani della liberazione (il 23 dicembre
in casa del fratello Mauro) da uno stuolo di giornalisti, De André
tracciò un racconto pacato dell'esperienza («...ci consentivano, a
volte, di rimanere a lungo slegati e senza bende») ed ebbe parole di
pietà per i suoi carcerieri («Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non
potranno farlo mai»).

Pochi mesi dopo De André cedette al settimanale Oggi i diritti per la pubblicazione del memoriale del sequestro: pur essendo la rivista diretta da Edilio Rusconi dichiaratamente con simpatie a destra, De André accettò il compenso per la pubblicazione del racconto.
L'esperienza del sequestro si aggiunse al già consolidato contatto
con la realtà e con la vita della gente sarda, e gli avrebbe ispirato
diverse canzoni, scritte ancora con Bubola e raccolte in un album senza
titolo, pubblicato nel 1981, comunemente conosciuto come "L'indiano" dall'immagine di copertina che raffigura un nativo americano. Il filo che lega i vari brani è il parallelismo tra il popolo dei Pellerossa e quello Sardo, entrambi oppressi dai loro colonizzatori.

Sottili, ma non velate, furono le allusioni all'esperienza del sequestro: dalla stessa ripresa della locuzione "Hotel Supramonte",
alla descrizione degli improvvisati banditi cui, comunque, non intese
negare note di un certo romanticismo ed una connotazione di proletariato
periferico che per questo meritava, coerentemente con le sue tematiche
privilegiate, una forte attenzione. Al processo, De André confermò il
perdono per i suoi carcerieri, ma non per i mandanti perché persone
economicamente agiate.

Da Crêuza de mä ad Anime salve: anni Ottanta-Novanta


Nel 1980 incide il 45 giri Una storia sbagliata/Titti, i cui brani (editi per la prima volta in CD solo nel 2005), sono entrambi scritti con Bubola. Fabrizio ricorderà in un'intervista a proposito di Una storia sbagliata:

« Nel testo di Una storia sbagliata rievoco la tragica vicenda di Pier Paolo Pasolini.
È un canzone su commissione, forse l'unica che mi è stata
commissionata. Mi fu chiesta come sigla per due documentari-inchiesta
sulle morti di Pasolini e Wilma Montesi. »


Nel 1982 fonda un'etichetta discografica (appoggiandosi alla Dischi Ricordi per la distribuzione): la Fado (Il nome deriva dalle iniziali del suo nome e da quelle di Dori Ghezzi), con cui pubblicherà dischi di Massimo Bubola, dei Tempi Duri e della stessa Ghezzi.
Nel 1984 esce Creuza de mä, disco dedicato alla realtà mediterranea e per questo cantato interamente in lingua genovese, con l'importante collaborazione di Mauro Pagani, curatore delle musiche e degli arrangiamenti. A partire da Creuza de mä
De André si concentra in particolar modo sulle minoranze linguistiche
(tema che aveva già iniziato ad affrontare con stesura di Zirichiltaggia, sei anni prima).

Nel 2004, ventennale dell'uscita di Creuza de' ma', Mauro Pagani
decide di rendere un sincero tributo all'amico scomparso cinque anni
prima, reincidendo e cantando egli stesso l'album. Alle sette canzoni
originarie del disco, Pagani aggiunge Megu Megun, un brano composto
insieme a Fabrizio e inserito nell'album Le Nuvole e due pezzi inediti,
"Quantas Sabedes", che non fu inserita in Creuza de' ma' perché
"bruciata" dopo l'inserimento nella colonna sonora di un film ("ammenda
fatta", commenta Pagani nei credit dell'album del 2004), e "Nuette",
tratto da un frammento di lirica greca mai sviluppato nella sua
interezza all'epoca da De André.

Nel 1985 scrive insieme a Roberto Ferri il testo di Faccia di caneNew Trolls, con cui partecipa come autore al Festival di Sanremo 1985, preferendo però non apparire ufficialmente come autore. per i
Nel 1988 collabora con Ivano Fossati, cantando nella canzone Questi posti davanti al mare (contenuta nell'album La pianta del tè) insieme a Francesco De Gregori ed allo stesso Fossati.
Inizia poi la lavorazione del suo album successivo, che viene pubblicato all'inizio del 1990: Le nuvole (1990) titolo che (come in Aristofane) allude ai potenti che oscurano il sole, vede nuovamente la collaborazione di Mauro Pagani per la scrittura delle musiche (e di Ivano Fossati come coautore di due testi, Mégu Megún e 'Â çímma, di Massimo Bubola per il testo di Don Raffaé e di Francesco Baccini per quello di Ottocento).
Con questo album De André torna in parte al suo stile musicale più
tipico, affiancandolo alle canzoni in dialetto e all'ispirazione etnica.
Torna anche la critica graffiante all'attualità, in particolare ne La domenica delle salme e in Don Raffaè.

Fossati sarà presente, inoltre, nella realizzazione del concept album di De André, Anime salve, pubblicato nel 1996. Incentrato sul tema della solitudine, è l'ultimo album in studio del cantautore.

Fra il 1990 ed il 1996 collabora con vari autori, sia come autore che come cointerprete, nei rispettivi album: tra essi ricordiamo Francesco Baccini ("Genoa Blues", un appassionato brano per la loro città e la loro squadra del cuore), i Tazenda, Mauro Pagani, Max Manfredi, Teresa De Sio, Ricky Gianco, i New Trolls e il figlio Cristiano De André ("Cose che dimentico") Da segnalare la collaborazione con "Li Troubaires de Coumboscuro" nell'album A toun souléi, dove De André partecipa all'incisione del brano in provenzale antico Mis amour, insieme a Clara Arneodo, la cantante solista del gruppo, e a Franco Mussida.
Nel 1996 De André collabora con Alessandro Gennari alla scrittura del libro Un destino ridicolo, dal quale dodici anni dopo Daniele Costantini ha tratto il film Amore che vieni, amore che vai.
Nell'estate 1998 De André si esibisce in una nuova tournée che tocca varie località italiane. Il 14 agosto 1998, durante un concerto a Roccella Jonica, pronuncia la seguente affermazione:

« Se nelle regioni meridionali non ci fosse la criminalità organizzata, come mafia, 'ndrangheta e camorra, probabilmente la disoccupazione sarebbe molto più alta. »


Si tratta di una boutade volutamente provocatoria (come lo
stesso De André chiarì in seguito), ma la frase suscita un certo clamore
e provocò alcune dichiarazioni di protesta e sdegno da parte di vari
esponenti politici locali e nazionali.
Retrospettivamente, tale episodio appare come l'ultimo "scandalo"
suscitato da un artista che nel corso della sua carriera aveva spesso
sfidato il perbenismo e le "buone maniere" di quella stessa classe
borghese di cui faceva parte e che, alla sua morte, lo avrebbe osannato
definendolo "Grande Poeta".

L'addio fra la sua gente


Nell'estate 1998, durante la summenzionata tournée del suo ultimo album Anime Salve, gli fu diagnosticato un carcinoma polmonare che lo portò a interrompere i concerti.
La notte dell'11 gennaio 1999, alle ore 02:32, Fabrizio De André morì all'Istituto dei tumori di Milano, dove era stato ricoverato con l'aggravarsi della malattia.
I suoi funerali si svolsero nella Basilica di Santa Maria Assunta in Carignano a Genova il 13 gennaio:
al dolore della famiglia partecipò una folla di oltre diecimila
persone, in cui trovarono posto estimatori, amici ed esponenti dello
spettacolo, della politica e della cultura.

Dopo la cremazione, avvenuta il giorno seguente alla cerimonia funebre, venne sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero di Staglieno accanto al fratello Mauro, al padre Giuseppe e alla madre Luisa Amerio.

« Io
ho avuto per la prima volta il sospetto che quel funerale, di quel
tipo, con quell’emozione, con quella partecipazione di tutti non l’avrei
mai avuto e a lui l’avrei detto. Gli avrei detto: «Guarda che ho avuto
invidia, per la prima volta, di un funerale». »

(Paolo Villaggio - La Storia siamo noi - 4 gennaio 2007 )





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MessaggioTitolo: Re: Fabrizio De Andrè   Fabrizio De Andrè Icon_minitimeMer Gen 26, 2011 10:47 am

De André nella memoria collettiva

Fabrizio De Andrè 250px-Faber-tour-indiano1982Fabrizio De Andrè Magnify-clip

De André in concerto nel 1982







« De André non è stato mai di moda. E infatti la moda, effimera per definizione, passa. Le canzoni di Fabrizio restano »

(Nicola Piovani)

Gli estimatori di Fabrizio De André ammirano il coraggio morale e la
coerenza artistica con cui egli, nella società italiana del dopoguerra, scelse di sottolineare i tratti nobili ed universali degli emarginati, affrancandoli dal "ghetto"
degli indesiderabili e mettendo a confronto la loro dolorosa realtà
umana con la cattiva coscienza dei loro accusatori. Il cammino di
Fabrizio De André ebbe inizio sulla pavimentazione sconnessa ed umida
del carruggio di Via del Campo,
prolungamento della famosa Via Pré, strada proibita di giorno quanto
frequentata la notte. È in quel ghetto di umanità platealmente respinta e
segretamente bramata che avrebbero preso corpo le sue ispirazioni; di
ghetto in ghetto, dalle prostitute alle minoranze etniche, passando per
diseredati, disertori, bombaroli ed un'infinità d'altre figure. Nella
sua antologia di vinti, dove l'essenza delle persone conta più delle
azioni e del loro passato, De André raggiunse risultati poetici che oggi
gli vengono ampiamente riconosciuti.

La discografia di De André è ampia, ma non vasta come quella di altri
autori del suo tempo; pur tuttavia risulta memorabile per varietà ed
intensità. Viene ora riassunta in postume ricostruzioni filologiche,
curate dalla moglie e da esperti tecnici del suono che si sono
riproposti l'obiettivo di mantenere, nei nuovi supporti, le sonorità dei
vecchi LP in vinile. Sino ad ora sono state realizzate due raccolte,
entrambe in triplo CD, titolate In direzione ostinata e contraria e In direzione ostinata e contraria 2.


Alcuni fra i maggiori cantanti e cantautori italiani, nel marzo del 2000, hanno ricordato Fabrizio De André con un concerto celebrativo, al teatro Carlo Felice di Genova, interpretando i suoi maggiori successi. Di quel concerto è stato realizzato un doppio cd, dal titolo Faber, pubblicato nel 2003, i cui proventi sono stati devoluti in beneficenza.
La Premiata Forneria Marconi
ha eseguito, e tutt'ora esegue concerti nei quali reinterpreta le
canzoni di De André, in cui si ricorda la proficua collaborazione tra il
gruppo e il cantautore.

A Genova, in Via del Campo, dove l'intrico di viuzze si fa congestionato come in una Qasba
mediorientale, nel negozio di dischi di Gianni Tassio, ora acquisito
dal comune di Genova, è esposta la chitarra con la quale, probabilmente,
De André ha studiato i testi delle canzoni di "Crêuza de mä". Lo strumento, la "Francisco Esteve" n. 097, venne messo all'asta in favore di Emergency
dalla famiglia poco tempo dopo la sua morte ed acquistato dai
negozianti del capoluogo ligure, dopo una serrata lotta al rialzo con
alcuni facoltosi collezionisti: i commercianti genovesi arrivarono a
sborsare 168 milioni e 500 mila lire, per aggiudicarsi la chitarra di De
André.

Il ricavato venne utilizzato da Emergency per la costruzione dell'ospedale di Goderich, località alla periferia di Freetown, capitale della Sierra Leone,
struttura sanitaria moderna ed unica in tutto il Paese, dove i pazienti
vengono curati gratuitamente e dove un reparto si chiama, appunto, "Via del Campo".

Ora il negozio di via del Campo, nei luoghi dove il cantautore
avrebbe voluto trascorrere i suoi ultimi anni, si è trasformato in una
sorta di museo, e chi vi passa davanti può ascoltare sommessamente le
note delle sue canzoni; inoltre, vi si trovano esposte in vetrina le
copertine originali di tutti i suoi dischi.

Su iniziativa della moglie Dori Ghezzi e di Fernanda Pivano è nata la
Fondazione Fabrizio De André Onlus che si occupa di mantenere viva la
memoria del cantautore. Molte sono le iniziative promosse, moltissimi i
gesti di stima e di amore che tutta Italia porge ogni anno alla memoria
di Fabrizio.

Omaggi


Con 2004 Crêuza de mä, rivisitazione di Crêuza de mä (con l'aggiunta di due inediti dello stesso periodo e di Mégu megún, tratto dall'album successivo Le nuvole) Mauro Pagani ha reso omaggio al collega con cui ha spesso collaborato.
L'anno successivo Morgan ha inciso Non al denaro, non all'amore né al cielo, remake dell'omonimo album di Fabrizio De André, pubblicato nel 1971.
A dicembre del 2008 Massimo Bubola pubblica l'album Dall'altra parte del vento, in cui rivisita 11 canzoni scritte in collaborazione con il cantautore genovese.
Nel 2009 il figlio Cristiano De André ha pubblicato l'album De André canta De André, in cui ripropone alcune canzoni del padre con nuovi arrangiamenti.
Ad aprile 2010 la Premiata Forneria Marconi ha pubblicato A.D. 2010 - La buona novella, una rilettura con nuovi arrangiamenti e l'aggiunta di alcuni brevi intermezzi strumentali del 33 giri La buona novella del 1970.
Patti Smith, per il nuovo album previsto per il 2010, prepara tre versioni in inglese di canzoni di De André: si tratta di Amore che vieni, amore che vai, Fiume Sand Creek e Una storia sbagliataShel Shapiro. L'ex leader dei Rokes ha già inciso nel 2007 River Sand Creek nel suo album Storie, sogni e rock'n'roll. (queste ultime due scritte con Bubola), e le traduzioni in inglese sono curate da
Tribute band


Oltre agli artisti celebri, anche una lunga serie di cantanti meno conosciuti e, soprattutto, di gruppi
giovanili, hanno registrato album composti principalmente o
esclusivamente da canzoni di Faber, spesso con risultati apprezzabili.
Nelle piazze e nei teatri di città e di provincia sono centinaia le
rappresentazioni che, ogni anno, vengono dedicate a De André. Tra i più
conosciuti interpreti e tribute band, ricordiamo Giorgio Cordini, i KhorakhanèMercanti di Liquore, tutti comunque con una loro carriera ed un repertorio autonomi, oltre alle cover di De André.
e i
Premio


In suo ricordo è stato istituito il Premio Fabrizio De André.
Fabrizio De André e la fede


Nel concept album "La buona novella"
(1970) De André ci fornisce la massima espressione della sua visione
religiosa, effettuando una chiara antropologizzazione del divino. Nel
concerto al teatro Brancaccio di Roma nel 1998 De André fece le seguenti
dichiarazioni in merito:


« Quando
scrissi la Buona Novella era il 1969. Si era quindi, in piena lotta
studentesca e le persone meno attente consideravano quel disco come
anacronistico[...] E non avevano capito che la Buona Novella voleva
essere un'allegoria: un paragone fra le istanze della rivolta del '68 e
le istanze, spiritualmente più elevate ma simili da un punto di vista
etico-sociale, innalzate da un signore, ben millenovecentosessantanove
anni prima, contro gli abusi del potere, contro i soprusi della
autorità, in nome di un egualitarismo e di una fratellanza universale.
Quel signore si chiamava Gesù di Nazareth. E secondo me è stato, ed è
rimasto, il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Quando ho
scritto l'album non ho voluto inoltrarmi in strade per me difficilmente
percorribili, come la metafisica o addirittura la teologia. Poi ho
pensato che se Dio non esistesse bisognerebbe inventarselo, il che è
esattamente quello che ha fatto l'uomo da quando ha messo piede sulla
terra »



« Probabilmente
ne "La buona novella" i personaggi del vangelo perdono un po' di
sacralizzazione; ma io credo e spero soprattutto a vantaggio di una loro
migliore e maggiore umanizzazione »


L'atteggiamento tenuto da Faber nei confronti dell'uso politico della
religione e delle gerarchie ecclesiastiche è spesso sarcastico e
fortemente critico nel contestarne i comportamenti contraddittori, come,
ad esempio, nelle canzoni "Un blasfemo", "Il testamento di Tito", "La ballata del Miché " e gli ultimi versi di "Bocca di rosa".


« Io
mi ritengo religioso e la mia religiosità consiste nel sentirmi parte
di un tutto, anello di una catena che comprende tutto il creato e quindi
nel rispettare tutti gli elementi, piante e minerali compresi, perché,
secondo me, l'equilibrio è dato proprio dal benessere diffuso in ciò che
ci circonda. La mia religiosità non arriva a ricercare il principio,
che tu voglia chiamarlo creatore, regolatore o caos non fa differenza.
Però penso che tutto quello che abbiamo intorno abbia una sua logica e
questo è un pensiero al quale mi rivolgo quando sono in difficoltà,
magari dandogli i nomi che ho imparato da bambino, forse perché mi manca
la fantasia per cercarne altri »


Paternità delle canzoni


Lungo tutta la propria carriera De André ha collaborato, sia per la
parte musicale che per la parte testuale, con altri artisti: le canzoni
di cui De André è l'unico autore sia del testo che della musica sono
infatti otto. Complessivamente però i brani in cui figura
contemporaneamente autore, non necessariamente unico, sia del testo che
della musica sono 87. Ci sono inoltre alcuni casi particolari come La canzone dell'amore perduto, in cui la musica è tratta da un brano del XVII secolo di Georg Philipp Telemann, o La guerra di Piero e Si chiamava Gesù alla cui composizione ha lavorato anche Vittorio Centanaro,
collaboratore di De André non iscritto alla SIAE (si veda l'intervista
allo stesso Centanaro realizzata da Franco Zanetti e Claudio Sassi e
riportata nel loro volume Fabrizio De André in concerto, 2008, Giunti Editore), o ancora Il fannullone e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, con il testo scritto da Paolo Villaggio, che però non ha firmato il deposito SIAE, o ancora Geordie, depositata in SIAE da De André a suo nome, pur essendo questo un brano tradizionale.

Così ha dichiarato Francesco De Gregori intervistato da Roberto Cotroneo:

« Fabrizio
è stato un grande organizzatore del lavoro altrui, perché le cose che
realmente ha inventato, ha scritto, sono percentualmente molto poche
rispetto a quelle che lui ha preso, o firmandole o senza firmarle[75]. »

(Francesco De Gregori)

Nel complesso, De André è autore o coautore di tutte le canzoni originali da lui incise, con una sola eccezione: Le storie di ieri, scritta da Francesco De Gregori (che pure la incise quasi contemporaneamente a De André).
Discografia essenziale


I tour

I tour di Fabrizio De André, compiuti nel periodo compreso dal 1975 al 1998, sono in tutto 12, dei quali solamente uno europeo. Nel primo è stato accompagnato da due musicisti dei New Trolls e due dei Nuova Idea e nel secondo dalla Premiata Forneria Marconi (che curò tutti i nuovi arrangiamenti dei brani).
Opere



Cinema


La musica di Fabrizio De André è presente nei film:

Riconoscimenti



« [...]
Mi pare che sempre di più sarebbe necessario che invece di dire che
Fabrizio è il Bob Dylan italiano, si dicesse che Bob Dylan è il Fabrizio
americano. »

(Fernanda Pivano, consegnando il Premio Lunezia 1997 a Smisurata preghiera)

Premio Tenco

Altri premi

Documentari



  • Che tempo che fa - Speciale Fabrizio De André, 2010, in occasione di quello che sarebbe stato il 70º compleanno
  • Che tempo che fa - Speciale Fabrizio De André, 2009, a dieci anni dalla scomparsa
  • Speciale TG1 - Raccontando De André di Vincenzo Mollica, 2008, 63'
  • Effedia - Sulla mia cattiva strada di Teresa Marchesi, 2008, 87'
  • Faber - di Bruno Bigoni e Romano Giuffrida, 1999, 45'
  • Rai radio 3, rubrica Storyville (Da lunedì 12 a venerdì 16 gennaio 2009 dalle 16:00 alle 16:30)

Film



Fumetti


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