NEW YORK - "Guardami mamma, sto girando un filmino
porno con un paio di p.... sconosciute". Può un presidente degli Stati
Uniti elogiare questo genere di prosa? O peggio ancora: "Prendi un
passamontagna e una pistola, prepariamoci la via di fuga, un po' di
nastro adesivo e si va in quella casa a rapinare". Non proprio
edificante. Addirittura esplosivo se il presidente è nero e quei testi
sono brani rap afroamericani, "il cancro culturale di una generazione",
tuona il
Wall Street Journal. E' l'ennesima campagna strumentale della destra, oppure è una vera gaffe di Barack Obama in una fase non proprio felice?
Forse ai lettori di
Rolling Stone è parso innocuo quel passaggio dell'intervista del presidente, dove ha
rivelato i contenuti del suo iPod. Roba classica, raffinata: da Maria
Callas al jazz di John Coltrane. Ma Obama ha voluto aggiungere una
strizzatina d'occhio al pubblico più giovane. "Il mio palato per il rap
sta migliorando". E giù con le citazioni delle star più in voga fra i
teenagers: Jay-Z, che il presidente ha ricevuto alla Casa Bianca, più
Lil Wayne e Nas. Il problema è che quei rapper nei testi delle loro
canzoni chiamano regolarmente le ragazze "bitch", cioè cagna. Esaltano
gli stupri. Esibiscono vite da gioventù bruciata, tra spaccio di droga,
rapine, condanne al carcere. Uno di loro in carcere c'è finito davvero:
proprio Lil Wayne, arrestato a New York con droga e armi, sta scontando
un anno nel carcere di Rikers Island.
Il guaio per
Obama è che a sobbalzare per l'intervista non è stato qualche esponente
del Tea Party, la destra ultra-bianca e implicitamente razzista. No, è
un intellettuale afroamericano a condannarlo sul Wall Street Journal:
Thomas Chatterton Williams è noto da anni proprio per la sua crociata
contro il rap, "la peggiore sottocultura, il veicolo di tutti i
comportamenti autodistruttivi dei giovani neri, il Verbo che li condanna
per sempre a un ghetto" Williams divenne famoso quando era ancora
studente alla New York University e scrisse un commento sul
Washington Post con il titolo "Sì, date la colpa all'Hip-Hop". Da allora ha pubblicato
un saggio che è un manuale per i genitori afroamericani, con consigli
per contrastare i "messaggi criminali" dei rapper.
Williams
tocca un tasto dolente perché lui stesso fu un difensore di Obama: "Per
molti neri il presidente è affascinante proprio perché rappresenta una
potente alternativa a Jay-Z e alla sua versione dell'identità
afro-americana. Ho applaudito Obama nel 2004, quando era
semi-sconosciuto e alla convention democratica fece un bel discorso
sulla necessità di nuovi modelli socio-culturali. Disse: smettiamola con
l'idea che un nero con un libro in mano sta scimmiottando i bianchi.
Poi aggiunse che i nostri giovani devono aspirare a carriere di
scienziati, medici e ingegneri, non solo di rapper e giocatori di
basket". Ora il flirt con il rap per Williams è un brutto cedimento.
"Jay-Z alla Casa Bianca? E' come se un presidente bianco avesse invitato
Marilyn Manson".
FONTE:repubblica.it