Sono state ottenute in laboratorio le prime due scimmie chimera. Si
chiamano Hex e Roku e i loro corpi sono fatti da un mosaico di cellule
diverse, derivate da sei distinti embrioni di macaco con altrettanti
codici genetici.
L'annuncio, pubblicato sulla rivista Cell, viene dal Centro per la
ricerca sui primati dell’Oregon (Onprc), lo stesso in cui nel 1997 sono
state clonate le prime scimmie. Il nuovo traguardo raggiunto rappresenta
una vera svolta, perche' e' la prima volta che simili chimere vengono
realizzate in mammiferi piu' complessi dei topi. L'obiettivo e' mettere a
punto nuove tecniche per ottenere 'fabbriche' di cellule staminali
embrionali da utilizzare a scopo terapeutico.
Le scimmie chimera sono state create 'incollando' fra loro cellule
prelevate da sei embrioni diversi: e' stato formato cosi' un unico
embrione che e' stato poi impiantato nell'utero di una femmina di
macaco. Il segreto del successo, spiegano i ricercatori, e' stato quello
di prelevare le cellule durante le primissime fasi dello sviluppo degli
embrioni, quando erano ancora totipotenti, cioe' capaci di
differenziarsi in ogni tipo di cellula. ''Le cellule non si sono mai
fuse, ma hanno lavorato insieme per formare organi e tessuti'', spiega
il ricercatore Shoukhrat Mitalipov. ''Le possibilita' che si aprono per
la scienza sono enormi'', aggiunge.
In passato il gruppo di Mitalipov aveva gia' provato a creare scimmie
chimera, ma senza riuscirci. Il fallimento era dovuto all'impiego di una
tecnica, gia' impiegata per i topi chimera, che prevede l'uso di
staminali embrionali coltivate in laboratorio e non prelevate
direttamente dall'embrione. Mitalipov spiega che l'embrione di scimmia
sembrava rifiutare le staminali coltivate, che non riuscivano a
integrarsi. Da qui l'idea che le staminali embrionali coltivate non
mantengano le stesse proprieta' di quelle che si trovano nell'embrione
vivo, e questo varrebbe sia per le scimmie che per gli umani.
''Dobbiamo rivedere i nostri fondamenti'', afferma Mitalipov. ''Dobbiamo
studiare non solo le staminali coltivate, ma anche quelle negli
embrioni. E' troppo presto per considerare questo capitolo ormai
chiuso''. E aggiunge: ''se vogliamo che le terapia con le staminali
passi dai laboratori alla clinica e dai topi alle persone, dobbiamo
capire cosa possono o non possono fare queste cellule dei primati.
Dobbiamo studiarle anche nell'uomo, embrioni compresi''.
FONTE: ANSA.IT