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MessaggioTitolo: P3   P3 Icon_minitimeMer Lug 28, 2010 11:43 am

Inchiesta P3, Dell'Utri non risponde
I pm: «Il suo ruolo superiore a Verdini»



Dura pochi minuti l'interrogatorio del senatore del Pdl
Bankitalia: «Gravi irregolarità nella banca di Verdini»





Il sottosegretario Caliendo indagato. Berlusconi e Alfano: «hA NOSTRA FIDUCIA»

Inchiesta P3, Dell'Utri non risponde
I pm: «Il suo ruolo superiore a Verdini»


Dura pochi minuti l'interrogatorio del senatore del Pdl
Bankitalia: «Gravi irregolarità nella banca di Verdini»


ROMA - È durato pochi minuti l'interrogatorio di Marcello
Dell'Utri davanti al procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo. Il
senatore del Pdl si è avvalso infatti della facoltà di non rispondere
in merito all'inchiesta denominata P3. «A Palermo 15 anni fa ho parlato
17 ore e sono stato rinviato a giudizio sulla base della mie
dichiarazioni. Ho imparato da allora», ha detto Dell'Utri dopo essere
uscito dal tribunale. Il senatore del Pdl è indagato per la violazione
della legge Anselmi rispetto alla costituzione di una presunta
associazione che è al centro dell’inchiesta. Per i pm romani, invece,
il ruolo di Dell'Utri sotto il profilo politico sarebbe stato superiore
a quello del coordinatore del Pdl Denis Verdini, che è stato interrogato lunedì.
CALIENDO INDAGATO MA HA FIDUCIA DI BERLUSCONI - Nel registro
degli indagati è finito anche il sottosegretario alla Giustizia,
Giacomo Caliendo, accusato di aver preso parte alla presunta
associazione segreta messa in piedi da Carboni, Martino e Lombardi. In
serata il premier Berlusconi, dopo un incontro con il sottosegretario,
gli ha rinnovato la sua «piena fiducia» invitandolo «a continuare a
lavorare con l'impegno fin qui profuso». Anche il ministro della
Giustizia, Angelino Alfano, in una nota ha ribadito il proprio
«sostegno del senatore Caliendo», rinnovandogli «fiducia e
solidarietà».
CALIENDO: «MAI CONTATTATO GIUDICI CONSULTA»
- Il sottosegretario ha replicato alla notizia dell'iscrizione nel
registro degli indagati assicurando di non aver «mai contattato né
fatto elenchi di giudici della Corte costituzionale favorevoli o
contrari al lodo Alfano». Caliendo ha indicato Lombardi come
«millantatore» e detto che al pranzo a casa Verdini del 23 settembre
2009 lui rimase solo mezz'ora e «solo successivamente ho appreso che si
era parlato anche del lodo Alfano». Caliendo sarà ascoltato in procura
in qualità di indagato.
IL RUOLO DEL SOTTOSEGRETARIO - Nelle intercettazioni fin qui
rese pubbliche, in più di una circostanza Caliendo viene sorpreso a
discorrere con alcuni degli altri indagati di alcune nomine ai vertici
della magistratura. Dagli atti emerge in particolare il tentativo di
Pasquale Lombardi di coinvolgerlo nelle manovre per ostacolare
l'abrogazione del Lodo Alfano da parte della Consulta. I carabinieri
definiscono in un'informativa Caliendo personaggio «vicino al gruppo»
di Flavio Carboni, uno di quelli «che prendono parte alle riunioni nel
corso delle quali vengono impostate le principali operazioni o che
paiono fornire il proprio contributo alle attività d'interferenza». Un
incontro, in particolare, è al centro degli interessi degli inquirenti:
il pranzo in casa Verdini, con Dell'Utri e i magistrati Arcibaldo
Miller e Antonio Martone. In quella sede si sarebbe discusso del lodo
Alfano, ma probabilmente anche della nomina di Alfonso Marra a
presidente della Corte d'appello di Milano e del ricorso presentato in
Cassazione dall'ex sottosegretario Nicola Cosentino contro l'ordinanza
d'arresto emesso dalla procura di Napoli. Inoltre, spesso il
sottosegretario viene sorpreso a telefono con Lombardi, e i due
sembrano intrattenere rapporti colloquiali: «Ormai guagliò ti è
spianata la via per i' a fà o' ministro, o' vuoi capiscere o no?», gli
spiega un giorno il geometra finito in carcere. Oppure, il 4 novembre
scorso, al telefono con Marra, Lombardi precisa: «Poi ho parlato con
Giacomino e... stiamo operando».
COMMISSARIAMENTO DEL CREDITO COOPERATIVO - Nel frattempo, dopo
le dimissioni di Verdini da presidente del Credito cooperativo
fiorentino, si è saputo che la Banca d’Italia ha chiesto con una nota
scritta il commissariamento della banca per gravi irregolarità. In
relazione ai risultati degli accertamenti ispettivi di vigilanza
condotti presso il Credito Cooperativo Fiorentino - Campi Bisenzio -
Società Cooperativa, la Banca d'Italia, con delibera adottata
all'unanimità dal Direttorio il 20 luglio, «ha proposto al Ministro
dell'economia la sottoposizione dell'azienda alla procedura di
amministrazione straordinaria "per gravi irregolarità
nell'amministrazione e gravi violazioni normative, ai sensi dell`art.
70, comma 1, lett. a), del Testo Unico Bancario». In serata si è poi
saputo che il ministro del Tesoro Tremonti ha firmato il decreto di
commissariamento del Ccf. Lo rende noto un comunicato di via XX
Settembre che precisa che «la proposta di commissariamento del Credito
Cooperativo Fiorentino, formulata dalla Banca d'Italia, è arrivata ed è
stata protocollata nella giornata di mercoledì 21 luglio 2010 presso la
segreteria del CICR. La pratica è stata immediatamente istruita dagli
uffici ed è stata siglata dal Direttore generale del Tesoro -
Segretario del CICR - nella giornata di venerdì. Lunedì 26 luglio è
stata ritrasmessa al Gabinetto del Ministro per la firma. Martedì il
Ministro ha firmato il relativo Decreto».

TRASFERIMENTO MARCONI
- Il plenum del Csm ha deciso all'unanimità, con la sola astensione del
vicepresidente Nicola Mancino, il trasferimento d'ufficio a Napoli, per
incompatibilità ambientale, del presidente della Corte d'appello di
Salerno Umberto Marconi, coinvolto nell'inchiesta sulla P3. Lunedì la
terza commissione di Palazzo dei Marescialli aveva accettato la
richiesta dello stesso Marconi di essere trasferito a Napoli. Dunque il
magistrato ricoprirà le funzioni di consigliere presso la Corte
d'appello partenopea. Marconi, coinvolto nell'inchiesta per la presunta
attività di dossieraggio ai danni del presidente della Campania Stefano
Caldoro, aveva inviato la richiesta di trasferirlo subito presso la
Corte d'appello napoletana, pur ricordando la sua «estraneità ai
fatti», e parlando di una «macchinazione peraltro grossolana» che aveva
infangato la sua persona e denunciata tra l'altro alla stampa. Marconi
parlava anche di un «complotto che affonda le sue radici in altre
vicende, connesse alla mia ben nota trentennale milizia associativa
(Anm)». Infine l'ex presidente della Corte d'appello di Salerno
chiedeva una convocazione da parte della terza commissione per spiegare
meglio le sue ragioni, ma la stessa commissione ha ritenuto di doversi
procedere subito al trasferimento. Anche la prima commissione aveva
avviato nei confronti di Marconi la pratica di trasferimento d'ufficio
per incompatibilità ambientale.


ELEZIONI IN LAZIO - Intanto spunta un nuovo filone d'indagine
sulla cosiddetta P3. Dopo l'interessamento di Arcangelo Martino e
Pasquale Lombardi per il ricorso che minacciava di far saltare la
partecipazione delle elezioni alla lista Pdl in Lombardia, dagli atti
dell'inchiesta emerge che analoghe manovre vennero tentate anche per
correggere la decisione del Tribunale di Roma che non ammise le liste
del Pdl per le regionali in Lazio. Lo scrivono i giudici del Tribunale
del riesame che hanno negato la scarcerazione a Carboni e Lombardi.
Secondo i magistrati Carboni, Martino e Lombardi erano riusciti a
mettere in piedi «una metodica attività di interferenza svolta presso
organi costituzionali e amministrazioni pubbliche». Per i giudici si è
trattato di un'interferenza illegittima nel funzionamento degli organi
dello Stato: «Pur in assenza di una qualunque competenza o incarico che
minimamente la giustificasse, il gruppo ha portato avanti una metodica
azione d'interferenza sull'esercizio delle funzioni di organi
costituzionali e di amministrazioni pubbliche, venendo incredibilmente
accettato come interlocutore accreditato».

FONTE: Corriere della Sera
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